Snijders lo guardò. Non sembrava troppo convinto.
- Davvero? Non è un po' noioso?
- Sì - disse Massimo mentre tornava verso il retrobottega. - A volte sì. Ma a me non dispiace. E poi, a volte un lavoro noioso può tirare fuori il meglio di una persona.
Snijders sorrise.
Non completamente, pensò Massimo. Un lavoro noioso può tirare fuori il meglio di una persona. Non devi pensare a quel che fai, vai in automatico, e intanto il tuo cervello lavora. Quando ha elaborato la teoria della relatività, Einstein lavorava all'ufficio brevetto. Böll era un controllore, e Bulgakov un medico condotto. Pessoa lavorava al catasto, mi sembra. Borges era un bibliotecario, e Kavafis un impiegato della società acquedotti. Dai ad un uomo fantasioso un lavoro schematico, ripetitivo, e che lo metta in contatto con altre persone, e rischi seriamente di produrre un premio Nobel. Spesso, lasciata libera, un'esistenza che non viene rimescolata continuamente dall'ansia di dover produrre lascia decantare spontaneamente i suoi pensieri, che si depositano piano piano sul fondo e cristallizzano, a volte, in forme di rara bellezza. Certo, io passo i miei pomeriggi liberi incastonato nel divano a giocare a Playstation, ma questo è un altro paio di maniche. Mica sono un poeta, io." (pp. 170-171)
* Il gioco delle tre carte / Marco Malvaldi. - Palermo : Sellerio, 2008. - 208 p. - (La memoria ; 761). - ISBN: 88-389-2334-5
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