sabato 25 luglio 2015

Un'altra notte a Brooklyn, di L. Block

"Rimasi ad ascoltarla mentre tramortiva a suon di moine un impiegato dell'ufficio del procuratore distrettuale di Brooklyn, poi le lasciai un elenco di persone da chiamare e andai in biblioteca. Non aveva bisogno di un supervisore, era un'attrice nata.
In biblioteca ripresi il lavoro cominciato la mattina precedente, analizzando sei mesi di microfilm del New York Times. Non cercavo i rapimenti, non mi aspettavo di trovare niente del genere. Infatti, ipotizzavo che avessero occasionalmente acciuffato qualcuna per strada senza che nessuno assistesse al fatto, o almeno senza che la cosa venisse denunciata. Cercavo vittime ritrovate morte nei parchi o nei vicoli, specialmente vittime che avessero subito violenze sessuali e mutilazioni, in particolare smembramenti.
Sussisteva il problema che certi particolari in genere non finivano sui giornali. Fa parte del protocollo standard della polizia non rivelare dettagli specifici di mutilazioni, allo scopo di risparmiarsi una serie di scocciature come confessioni fasulle, delinquenti imitatori, falsi testimoni. Per parte loro, i giornali tendono a risparmiare ai lettori i particolari più icastici. Quando la notizia va in stampa, non è facile capire cosa sia successo davvero.
Qualche anno fa c'era un maniaco sessuale che uccideva i ragazzini del Lower East Side. Li attirava sui tetti, li pugnalava o strangolava e amputava loro il pene per poi portarselo via. La cosa durò talmente a lungo da indurre gli agenti che indagavano sul caso a inventarsi un nome per il maniaco: Charlie Taglione.
Com'era ovvio, anche i giornalisti di nera lo chiamavano così, ma non sulla carta stampa. Nessun quotidiano di New York avrebbe mai offerto ai lettori quel piccolo dettaglio e nessuno avrebbe usato il soprannome senza che il lettore si facesse un'idea piuttosto chiara di quel che veniva tagliato. Così non gli attribuirono nessun nome e si limitarono a raccontare che l'assassino aveva mutilato o sfigurato le sue vittime, il che poteva significare qualunque cosa, dallo sventramento rituale a un brutto taglio di capelli.
Al giorno d'oggi probabilmente sarebbero meno accorti.
Una volta preso il via, riuscii a scorrere la settimana con una certa rapidità. Non avevo bisogno di esaminare il giornale per intero, mi bastava la cronaca cittadina, dove si concentravano le notizie sui crimini locali. A farmi perdere più tempo era la solita tendenza di cui cado vittima nelle biblioteche, cioè quella a farmi sviare da qualcosa di interessante che non ha niente a che fare con il motivo per cui mi trovo lì. Fortuna vuole che il Times non pubblichi le vignette. Altrimenti avrei dovuto lottare con la tentazione di godermi sei mesi di Doonesbury.
Lasciai la biblioteca con mezza dozzina di casi possibili annotati sul taccuino." (pp. 134-136)

* Un'altra notte a Brooklyn / Lawrence Block ; traduzione Simona Fefè. - Palermo : Sellerio, 2013. - 435 p. - (La memoria ; 930). - ISBN: 8838930597

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