venerdì 10 aprile 2015

Mirador. Irène Némirovsky, mia madre, di E. Gille

"Mio padre si sottraeva alle libagioni del suo ospite, il cui occhio iniziava ad annebbiarsi e che, con voce impastata, attaccava con il racconto delle sue disgrazie per trascinarlo fuori casa e parlare di affari. Mi proponevano un passatempo. In mancanza di bambini che potessero tenermi compagnia - i ragazzi erano al liceo, le ragazze in collegio - chiedevo un libro, il che faceva molta impressione. Allora mi mostravano una triste biblioteca nella quale si ammucchiavano volumi ingialliti e macchiati di cacature di mosca, con le illustrazioni strappate, che visibilmente nessuno apriva mai. A volte accadeva addirittura che, se non c'erano libri in casa, su mia insistenza mi conducessero nel granaio dove scoprivo pile di vecchie riviste e edizioni rare che marcivano in un angolo, avendo come unica visita quella delle capre e delle galline. Mademoiselle Rose doveva allora rimproverarmi affinché non strigessi al petto quei tesori e occorreva tutta la mia compitezza di bambina beneducata per trattenermi dall'esigere che mio padre li facesse trasportare nella nostra vettura". (p. 49)

* Mirador : Irène Némirovsky, mia madre / Élisabeth Gille ; a cura di Cinzia Bigliosi ; prefazione e intervista di René de Ceccatty ; traduzione di Maurizio Ferrara e Gennaro Lauro. - Roma : Fazi, 2011. - 359 p. - (Le strade ; 194). - ISBN: 9788864112015

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