mercoledì 2 aprile 2008

Le cascate, di Joyce Carol Oates


Chandler...
...Dalla quarta elementare in poi cominciò a recarsi in biblioteca, dove veniva immancabilmente sorpreso non nella sezione dedicata ai ragazzi, dove sarebbe dovuto stare, ma a "curiosare" fra libri "non adatti ai bambini della sua età". Com'è ovvio la madre, imbarazzata, veniva chiamata a casa e invitata ad andarlo a prendere. Ariah si arrabbiava, ma vedeva anche il lato comico della faccenda. «Se vuoi scappare di casa, figlio mio, devi andare ben più lontano.» Chandler chiedeva scusa, ma a voce così bassa e in maniera così confusa che probabilmente nemmeno lui udiva le proprie parole.
La cosa che la esasperava di più era la frequenza con cui la sera lo sorprendeva a leggere invece che dormire. Chandler si rannicchiava sotto le coperte con una torcia elettrica e leggeva, di certo danneggiandosi la vista. «Se un giorno avrai bisogno degli occhiali, non venire a piangere da me. E se diventerai cieco, potrai metterti a un angolo di strada a chiedere l'elemosina, per quanto mi riguarda. Ma a me non venire a chiedere niente.»
Chandler si faceva piccolo piccolo e sgranava gli occhi, di fronte alle sfuriate della madre. Ma poi Ariah sorrideva e lo abbracciava. «Dai piccolo. Lo sai che la mamma ti vuole tanto bene.» (pp. 188-189)

Royall...
«È... sottoterra?»
«Tecnicamente, sì.»
Fu una sorpresa, in un certo senso. Royall associava la biblioteca pubblica del centro alle sue colonne doriche, alla cupola e all'ampio salone d'ingresso. Che fosse sottoterra non se lo aspettava proprio. Ma quello che cercava erano "vecchi giornali", e questi erano conservati nella "sezione periodici", livello C.
Il bibliotecario guardò Royall dubbioso, seppure educato. Forse aveva l'aria del ragazzo che fino a quel momento aveva passato in biblioteca il minor tempo possibile. «Che cosa cerca esattamente?» Royall borbottò una risposta e se ne andò.
Appena lasciò il piano terra e le sue sale bene illuminate, si ritrovò da solo. I suoi scarponi facevano un gran rumore sulla scala a chiocciola di metallo, sembravano zoccoli di cavallo, e un odore opprimente, come di segatura e scarichi intasati, gli salì alla testa. Ebbe il primo momento di panico. Che cosa cercava esattamente?
Pioveva dall'alba. Il sognante ottobre si era trasformato da mite e soleggiato in freddo autunno e odore di giornali bagnati. In lontananza, sopra il lago Ontario, un minaccioso brontolio di tuoni, come il rombo di un treno merci che prende velocità. Royall sperava che il tempo reggesse finché lui non avesse finito in biblioteca.
Come se fosse questione di mezz'ora, o anche meno.
[...] Arrivato al livello C., Royyall ebbe la sensazione di essere entrato in un sottomarino. La sezione periodici era un enorme antro buio in cui i visitatori dovevano accendersi le luci da soli. Royall temette che arrivasse qualcuno, un bibliotecario o un custode, a spegnere le luci delle scale, lasciandolo lì come un naufrago. Gesù! Non c'era da stupirsi che avesse evitato le biblioteche fino ad allora.
Cercò a tastoni l'interruttore. Fu come se tutte le superfici indistintamente emanassero una tremula e sfuocata fluorescenza. La puzza di fogna era più forte, lì sotto. E c'era anche un malinconico odore che Royall ricordò dai tempi in cui faceva il fattorino e consegnava la "Gazette" nelle case, odore di carta di giornale bagnata. Si era dimenticato di quanto odiava quell'odore, lo associava alla sua impotenza di bambino, quanto profondamente era impresso nel suo intimo. [...]
Passò oltre pile altissime di scatoloni pieni di libri e riviste. Alcune gli arrivavano all'altezza delle spalle, altre sfioravano il soffitto. Doveva essere materiale destinato al macero, impregnato di umidità, che nessuno consultava da decenni. Il pavimento, al livello C, era di cemento, sporco. Qua e là c'erano libri e riviste aperti per terra, come se qualcuno li avesse presi a calci. A Royall venne in mente il cimitero di Portage Road. La maggior parte della sezione periodici era occupata da scaffalature metalliche che andavano dal pavimento al soffitto, separate da stretti corridoi. Gli scaffali erano contrassegnati con le lettere dell'alfabeto, ma l'ordine era relativo. Numeri di "Life" degli anni Cinquanta macchiati d'acqua, con le pagine sgualcite, erano mescolati a più recenti "Buffalo Financial News". La "Niagara Falls Gazette", oggetto primario delle sue ricerche, era in posti diversi, insieme a giornali di Cheektowaga, Lackawana, Lockport, Newfane. Qualcuno aveva sparso per terra fogli del "Lockport Union Sun & Journal". Le date erano confuse, come se il vento li avesse sparpagliati. Royall cercava i primi mesi del 1962, ma da dove cominciare?
[...] Gli ci volle quasi mezz'ora per trovare un primo numero della "Gazette" del 1962; e quel numero, notò con disappunto, era di dicembre. Un'edizione della domenica, titoli in prima pagina che non avevano niente a che fare con suo padre, o con Love Canal. Royall, accucciato sui talloni, lasciò cadere il giornale per terra.
[...] Ariah teneva materialmente a distanza i giornali, leggeva solo i titoli con aria sdegnosa, spaventata. Si aspettava il peggio dal genere umano, il che le permetteva di sorprendersi piacevolmente - abbastanza spesso - quando il peggio non si verificava.
Tu. Perlomeno sei ancora vivo.
Sfogliando pile sporche di numeri della "Gazette". E del "Buffalo Evening News" e del "Buffalo Courier Express", che di sicuro avevano trattato il caso di LOve Canal. Aveva le dita macchiate d'inchiostro. Trovava escrementi di topo, palline nere delle dimensioni di semi di cumino. E gusci secchi d'insetto.
[...]Quotidiani del 1973, 1971, 1968... Com'era stato ingenuo a pensare di poter fare un salto in biblioteca, leggere di suo padre, scoprire fatti interessanti e andarsene. Non era un compito semplice in realtà. Chissà perché, il passato non era .
Sentiva gocciolare, a poca distanza da lui. Un gocciolio regolare, ogni quattro secondi. Ma, se tendeva le orecchie, invece che quattro secondi diventavano cinque, o anche di più. Poi il gocciolio riprendeva più rapido. Royall si tappò le orecchie con le dita. «Vaffanculo.»
[...] Ritornò agli scaffali, avanzando faticosamente, controllando accucciato sui talloni tutti i numeri impilati sul ripiano più basso, tutte le date. Le cosce gli facevano male. Ma, fortunatamente, alla fine trovò i numeri della "Gazette" degli anni 1961-1962. Mancava qualche pagina qua e là, ma in generale i quotidiani sembravano esserci tutti. Li portò a bracciate su un tavolo di legno al centro della stanza. E cominciò la ricerca, metodico.
Ecco! Il primo titolo riguardante Love Canal. Settembre 1961.
«Eri ancora vivo, allora»

Royall lesse e rilesse per due ore e quaranta minuti. Gli era persino passata la stanchezza. Non avrebbe saputo dire se era più euforico o spaventato. Erano talmente tante le cose che non sapeva, molte più di quante avesse immaginato. Aveva la sensazione che nel cielo si fosse improvvisamente aperta una porta dove non si sapeva nemmeno che ci fosse una porta. Un'apertura immensa, da cui filtrava luce. Come filtrava luce fra i nuvoloni scuri a volte, anche solo per pochi minuti, nel cielo tempestoso sopra i Grandi Laghi. Luce accecante, abbagliante, non illuminante. Ma luce. (pp. 349-355)

Juliet...
a volte lo vede quando aspetta alla fermata dell'autobus per andare in centro. E, in centro, davanti alla biblioteca pubblica. Forse più spesso che mai lo vede quando vaga sognante per Baltik Park, rientrando da scuola. (p. 455)

Le cascate / Joyce Carol Oates ; traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani. - Milano : A. Mondadori, 2007. - 510 p. - (Oscar scrittori moderni ; 1942). - ISBN: 9788804566120

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