mercoledì 28 gennaio 2009

Everyman, di P. Roth

"[...] ricordava il viaggio all'ospedale con la madre per la riduzione della sua ernia nell'autunno del 1942, un viaggio in autobus durato non più di dieci minuti. [...] Sulle ginocchia di sua madre c'era una piccola ventiquattrore. Dentro c'era uno spazzolino da denti, una vestaglia e un paio di ciabatte, e i libri che aveva portato da leggere. Ricordava ancora che libri erano. L'ospedale era vicinissimo alla biblioteca rionale, così, se avevsse finito i libri che aveva portato per il periodo di degenza, sua madre avrebbe potuto rifornirlo dell'occorrente."

"I condomini di Starfish Beach erano belle case a un piano rivestite di scandole con grandi finestre e vetrate scorrevoli che davano su verande esterne posteriori; otto case erano unite tra loro in modo da formare un recinto semicircolare comprendente un giardino di piante nane e un laghetto. I servizi per i cinquecento anziani che abitavano in questi recinti, sparpagliati su qualche decina di ettari, comprendevano campi da tennis, un grande giardino comune con capanno annesso, una palestra, un ufficio postale, un centro sociale con sale di riunione, un atelier per ceramisti, un laboratorio di falegnameria, una piccola biblioteca, una sala computer con tre terminali e una stampante, e un salone per conferenze e rappresentazioni e per le mostre di diapositive offerte dalle coppie appena tornate dai loro viaggi all'estero".

* Everyman / Philip Roth ; traduzione di Vincenzo Mantovani. - Torino : Einaudi, 2007. - 123 p. - ISBN: 9788806186098

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